VIBRAZIONI E VOLTEGGI

E’ una carrellata visiva il modo più efficace per apprezzare le opere di Clemente Rizzatti alla Sala San Domenico di Pesaro.

Una premessa è necessaria. L’artista si è prefisso un filo conduttore che è pittura e architettura di immagini senza trasformazioni stilistiche, per cui le sue opere hanno assunto anche cadenza tridimensionale, egli ha raggiunto  a nostro avviso, la sua propria autonomia.

La materia sembra essere un mezzo subordinato ai fini dell’opera ed egli è riuscito a modellare lo spazio inserendovi la scultura e insistendo sulle insospettate possibilità del concavo da combinare con linee orizzontali.

Le sue geometrie assumono valenza di plastica musicalità e si librano nell’aria in volumi leggerissimi. si è quindi imposto di ritrovare, sempre a nostro avviso, nel vasto repertorio delle forme quelle che più facilmente potevano riassumerle tutte costruendo opere di straordinaria seduzione.

Ecco, allora, che il suo modo di esprimersi privilegia motivi fatti di vibrazioni e volteggi, come respiri materializzati nello spazio. Appare coerente , quindi, che Rizzatti riesca a sviluppare le sue silhouettes avvalendosi, senza alcun artificio, di immagini estremamente semplificate in una sapientissima azione di composizione. Nei suoi motivi, fatti di fantasiosi ed eleganti accoppiamenti di mani, di gambe e di volti, si attua un flusso che sembra mettere in sintonia i diversi elementi che si lasciano apprezzare attraverso una visualizzazione sintetica. Il colore, infine, viene espresso per il suo portato emotivo con un dinamismo di rappresentazione simultaneo della realtà che, attraverso ordinati grovigli, si organizza in forme che costruiscono lo spazio.

Una mostra molto interessante per un pubblico attento.                                                   

Luigi Ferraro su “Il Nuovo Amico” del 4/06/2000

     Il segno – colore di Rizzatti corre a dar corpo ad immagini che sono del pensiero e del sogno, immagini che, derivate da una tipologia di ampio consumo, già scelte e date come modello, attraverso l’artificio artistico vengono liberate dal loro peso fisico e trasformate dal desiderio di rendere reale anche l’irrealtà.

     Così il segno avvolge le forme determinando ritmi che tendono a moltiplicarsi mentre il colore, vivace e brillante crea continue illusioni volumetriche.   Il gioco è sottile, allude allo stereotipo pubblicitario dei mass – media, quasi a ricordare l’arte Pop ed, al contempo, richiama l’Optical Art e la sua tensione a rendere percepibile la proiezione virtuale. (Balletto n° 4)

     E’ una ricerca raffinata quella del nostro artista che si manifesta attraverso una attenta e puntigliosa precisione esecutiva pari a quella, antica, dell’artigiano che lima e pulisce i suoi elaborati cercandone la perfezione fattuale.

     Una ricerca che lo ha condotto recentemente, come dimostrano i bassorilievi numerati (1992/2000), ad intervenire su frammenti di linee e di corpi in modo da richiedere la nostra partecipazione nella scomposizione e ricomposizione delle parti.   L’implicazione è visiva e mentale, si percepisce, si ricostruisce, si riporta alla totalità: partendo dalla suggestione dei frammenti si giunge alla comprensione dell’insieme mentre l’immagine, nuovamente assemblata, pur mantenendo la sua caratteristica pubblica, si arricchisce di un contenuto privato.   Opere percorso, queste, realizzate in una solitudine di vita  che in qualche modo incide ed inclina verso l’indagine dei propri pensieri e dei propri sogni grazie ai quali i ricordi divengono presenze che la ragione riconosce e muta in immagini lontane, appartenenti a tempi altri, diversi da quelli reali, in cui il moto fisico è assente.

     Ed è ancora nel ricordo che il senso della vita del proprio luogo è presente come risulta in Vele della Memoria (1994), composizioni che vedono articolarsi, fermate nello spazio da fili e asticelle, memorie del porto e di una storia oggi scomparsa.   L’equilibrio è come reso precario e pertanto suggerisce il movimento, la variazione, ed alludendo alla possibilità di uno sviluppo tridimensionale ci fa intendere la volontà di trovare una nuova iterazione tra lo spazio del sogno e lo spazio fisico.

     Sono forse queste ultime realizzazioni che rivelano in maniera complessa ed efficace la vocazione di Rizzatti a trovare all’interno della propria solitudine quella valenza che è alla base del suo operare e della quale, poi, vuol rendere partecipi gli altri.

Mariastella Sguanci

I traguardi e le opere di Clemente Rizzatti

Le delicate, flessuose, stimolanti immagini che l’artista ci propone con una serie  di “spezzati” femminili, siamo essi gambe in movimento, braccia protese in segno di amorevoli incontri, mani carezzevoli pronte a stringersi con altre, suscitano la piacevole percezione del colore e del bello, della gestualità e del movimento e determinano percezioni interiori insolite e non facilmente dimenticabili. Per raggiungere questo misurato equilibrio tra forme e contenuti, Clemente Rizzatti è passato attraverso una serie di piccoli traguardi: dai suggestivi paesaggi del ’66, disegnati a china, alle prime carezzevoli forme femminili del ’77 dedicate alla moda, allo spettacolo e al balletto; dalle pregievoli tecniche dei dipinti su legno dell’89  ai sorprendenti soggetti femminili su plexiglas del ’90 e ’91.  infine Rizzatti è salito sul palcoscenico e ha presentato al pubblico nuove coreografie nelle quali la grazia femminile riesce a suggerire fantasiosi accoppiamenti di braccia, di gambe, di volti in un susseguirsi di estatiche visioni e di bei colori fino a destare quel raffinato piacere che alle soglie di una sensualità non epicurea, ma liberatrice, è quasi un tuffo nell’ovattato stato di grazia in cui il gesto della donna è subito musicalità interiore. Clemente Rizzatti, come si può notare dalle immagini- sogno frutto di felici intuizioni, è riuscito a raggiungere motivazioni così ideali da riuscire ad esprimerle simbolicamente con linee, movenze  e colori che, a mò di bolla di sapone, si liberano al di sopra della materialità dei contenuti, sorrettio dall’impalpabile soffio di un’ispirazione che riesce a trasformare la realtà fuggente e fenomenica in un dolce vagare di immagini.

Prof. Claudio Ferri
Giornalista pubblicista

Le belle donne

Per delineare e definire la personalità di Clemente Rizzatti occorre innanzitutto fare una breve premessa. L’ artista, se e quando raggiunge una tale qualifica, è interprete della realtà espressa dall’ambiente in cui vive. Di tale ambiente, fatto di spazio fisico, di dinamismo psicologico e culturale, c’è chi riflette soltanto un aspetto o una particella puramente esteriore, pur filtrandola e rendendola diversa in virtù di una mediazione intellettiva; e c’è chi riflette , attingendo soprattutto dal profondo di se stesso, le ideali motivazioni per un espressionismo capace di ridurre il concetto dell’altro da sé a pure linee e fondamentali colori, grazie ad una concezione estetica non sempre propensa ad accettare in toto il dinamismo, l’immagine plastica, la dimensione del ricordo e della memoria o la multilateralità della rappresentazione.

Clemente Rizzatti, si muove pienamente in questa dimensione, ma conferisce alle cose una collocazione compositiva diversa da quella psicologica e fisico-spaziale di abituale comprensione. Ha inventato un suo ideale universo , una specie di zona franca, in cui linea, colore e mixage d’immagini s’intrecciano dando ai volti, agli sguardi, alle figure (mai complete) in marchio del surreale con un risvolto carico anche di simbolismo e di misurato astrattismo: una specie di gioco formale, di microcosmo iridato che si muove nell’aria sorretta, pare, da  ispirazione infantile (cosiddetta per sottolinearne la genuinità) e da sommesso liberismo. Le accurate evocazioni di Rizzatti, che non sono ne fiabesche ne inedite, vogliono essere l’occasione per cogliere nella realtà fuggente quel “quid”  che ne riassume la inconfondibile caratterizzazione ed anche quell’allusiva che costituisce l’appena percettibile leitmotiv di immagini aperte alla più ampia e varia possibilità di lettura multipla. 

Prof. Claudio Ferri
giornalista pubblicista
su personale alla Sala Laurana ( Prefettura) 1986

Le case di Rizzatti

Riempire lo spazio, vuotare di consistenza quello che già conosciamo per trasporlo in attimi di luce, di ricerca e di pazienza, perchè attraverso la pazienza la strada conduce allo studio, quella visione della realtà che conclude il segno. Deduzioni di spazio che si riempiono spontaneamente di vibrazioni, di conclusioni estetiche personali e vivamente concrete. Alla ricerca di una conduzione geometrica, alla ricerca di un espediente sensibile, Rizzatti, racchiude nella propria produzione fantasia e staticità: mentre una verità dinamica ci circonda e ci viene incontro per le vie di una futura sensibilità raccontandoci gli scorci visti per caso in una favola di sensazioni. Nella grafica colorata di Rizzatti una nuova forma di partecipazione, una nuova forma di inserimento, nel raggio della sua immaginazione, traendo dal sensibile gli specchio di una ambientazione nuova. L’artista nella seconda scelta delle sue visioni capovolge l’espressione verso una nuova denominazione moderna. Attraverso l’immaginazione di questa personalità c’è spazio anche per quel nostro raggio inseguito nei giorni di maggior introspezione.

Luana Cirri su Pan-Arte n.12 Firenze Dicembre 1976

La natura di Rizzatti

il paesaggio pesarese nelle sue opere

Rizzatti non è nuovo al pubblico pesarese che, sin dall’inizio della sua attività, seppe seguirlo con notevole interesse e molta partecipazione. Il giovane mostra una base disegnativa non indifferente, con una impronta strutturale e dinamica di prim’ordine. I disegni, personalissimi, tipici, determinano uno stile ammirevole. Le varie linee, ora sottili, ora più forti, hanno una calibrata misura; qui si nota la sensibilità del Rizzatti, che indaga sui rapporti di spazio e di limite. La sua ricerca sul paesaggio pesarese, collinare, è variata da linee serpeggianti, sinuose, sempre ricche di stimoli e suggestioni. L’artista la tratta con estrema perizia, raggiungendo risultati che trasfigurano il tema. Specie in alcune marine, egli ricrea attraverso sottilissime aperture, segni e spazi, dove i limiti si fanno più sfuggenti e le vibrazioni più frammiste in opere liriche suggestive. La sensibilità di Rizzatti si è educata attraverso un lungo esercizio ed una profonda, cosciente preparazione. Il giovane non si è mai avvalso dei movimenti attuali; se dovessi riferirli alla tradizione, noterei certe cadenze disegnative alla maniera della grafica tedesca del primo Novecento e a un certo liberty. È difficile stabilire i rapporti di certe considerazioni, non troppo lontane. Quello che appare chiaro, nei suoi quadri, è l’entusiasmo dei vari artisti. Ormai il suo stile sicuro, non subisce pentimenti. In mezzo a tanti artisti, la voce di Clemente, fa risentire la sua nota validità e l’amore delle cose della natura, che lo porterà sempre più in alto. Oggi, si deve distinguere, in mezzo alla grande confusione di autori, chi è veramente dotato ed ha ottima  preparazione stabilita da una scuola e da una profonda cultura.

Jolanda D'Annibale su “Avvenire” - 8 marzo 1974